Ogni comunità ha il suo linguaggio – part 3
Ogni comunità ha il suo linguaggio, il suo gergo, i suoi acronimi. Condivisi solo dai membri della comunità.
Ovvio direte voi. Ovvio dico io....e allora perchè puntualmente ce lo si dimentica? E si presume che appartenenti ad altre comunità capiscano quello che vien detto dalle altre?
Prendete un esempio a voi vicino: io lavoro in una realtà commerciale enterprise e ogni giorno sono in mezzo a varie comunità: quella dei venditori di una business unit, quella dei riporti di uno stesso capo, quella dei venditori di soluzione, quella del marketing di prodotto, quella del marketing verticale, quella degli acquisti, quella delle risorse umane, quella dei responsabili dell’organizzazione, quella dei manager, quella degli executive, quella dei riporti del gm, quella dei gruppi di prodotto, quella dei team leader internazionali, quella di emea, quella di filiale, quella di roma, di milano, di torino. Quella dei partner account manager, quelle dei partner, quella di quel cliente, quella di quell’altro, quella delle università e quella della pubblica amministrazione centrale, della pal e del manufacturing, delle telco e del finance, quella di quel cliente che non si riesce a classificare e quella di quel cliente che è il più avanti di tutti. Quella dei fighi e quella degli sfigati. Quella dei ricchi e quella dei poveri...quelle politiche e quella dei tifosi di una squadra.
Pensate quanta differenza c’è in ogni linguaggio.
Se non volete segmentare i vs clienti, almeno non offendeteli parlando soltanto il vs gergo...e questo vale, purtroppo, per tutte le comunità che hanno un forte senso di appartenenza e di casta. Io ero un tecnico: questo sbaglio l’ho fatto un sacco di volte. Ora ... ogni tanto lo faccio ancora ;-)