Cos’è l’Open Source!??!
Vi ricordate Microsoft Loves OpenSource…?
Vi rinfresco la memoria:
Scommetto che qualcuno ora si chiede: “Ma poi…alla fine…cos’è l’Open Source!??!”
Giuliano Latini, che ringrazio per questo articolo, ci illumina a questo proposito! Buona lettura.
“Cos’é l’Open Source!??!”. Una domanda che inizio a sentire in situazioni insospettabili, come i convegni Microsoft. Cercando su Wikipedia la voce Open Source, otteniamo tante informazioni storiche sul movimento e la filosofia partiti dai laboratori del MIT e portati avanti da figure carismatiche come Richard Stallman: creatore dell’editor Emacs, della suite GNU Compiler&Debugger e uno dei fondatori della Free Software Foundation, l’ente che promuove l’uso e lo sviluppo del software libero nel mondo dell’IT. Oggi il lavoro della Free Software Foundation ci permette di dare per scontato che: navigare su Internet, videochiamare un nostro collega a Dubai, recuperare un pc obsoleto per renderlo utilizzabile secondo la normativa vigente, sono azioni a portata di click per qualsiasi responsabile IT senza gravare sul badget messo a disposizione dai manager aziendali. Ecco! Ho appena citato l’Elephant in the room, il modo anglofono per indicare qualcosa di talmente ovvio da riuscire a passare inosservato e che appare tutte le volte che si parla di Open Source: non pesa sul badget.
Sull’argomento Uso Libero si versano fiumi d’inchiostro sin dagli anni ‘80 sulle riviste specializzate come Byte, continuando nella blogsfera al cambio del millennio. Si tratta di quella tentazione per ridurre all’osso il budget, eliminando i costi morbidi ma che può trasformare la vita dell’ufficio IT in un inferno. Io lavoro da più di vent’anni in un’Università dell’Italia centrale e mi sono sempre occupato di IT. Da vent’anni uso software su licenza GNU GPL o BSD, le due principali licenze d’uso che coprono il software libero e la sua esistenza ha costituito spesso la differenza tra sperimentare o meno una soluzione, un’architettura, un servizio software. Sperimentare, apprendere autonomamente, adattare alle proprie esigenze, fornire servizi senza violare leggi e regolamenti; questi sono i vantaggi dell’Open Source, confermati da anni d’uso; ma gli svantaggi???? Molti, non tanti di più rispetto l’uso di software commerciale, sufficenti però per richiedere un’attenta valutazione nell’uso di software libero, soprattutto in ambito PMI. Come sull’uso, anche su i vantaggi sono state spese tantissime parole e trovo inutile ripetere il già detto, preferisco concentrarmi su quelli che, a mio parere e per la mia esperienza, sono svantaggi.
Lo svantaggio maggiore, soprattutto in ambito aziendale, è l’illusione della gratuità. Il software Open Source è gratuito? Sbagliato! Il concetto di acqua virtuale, ha reso esplicito il costo in acqua, della bistecca accompagnata da patate novelle che gustiamo con un buon bicchiere di rosso conero, non ha un parallelo nel modo dell’IT. Se il mondo dell’Information Tecnology disponesse di tale concetto, il costo del software libero diventerebbe evidente. La produzione, il supporto, la documentazione e la distribuzione sono tutti costi evidenti che l’Open Source annulla grazie:
- al lavoro volontario di tanti appassionati
- agli articoli pubblicati su blog e organizzati dalle community
- alla knowledge base collettiva costruita con servizi come slashdot.org o stackoverflow.com, i due principali siti a cui developer e operator possono trovare informazioni specifiche.
Essenziali per la diffusione del software libero sono gli strumenti di distribuzione offerti da github.com, sourceforge.net e agli spazi gratuiti aperti su Internet, disponibili grazie all’hardware acquistato e mantenuto da multinazionali, enti gorvernativi, fondi e donazioni; un esempio su tutti Wikipedia.org.
Immediatamente dopo, nella mia personale lista di svantaggi nel mondo del software libero, metto la congruenza dell’informazione. Nella pratica quotidiana di chi si occupa di IT c’è l’uso dei motori di ricerca come oracoli da cui ottenere soluzioni; purtroppo le risposte fornite sono tale e tante che la capacità di sintetizzare le informazioni ottenute adattandole al problema non è sempre scontata, diversamente da una knowledge base strutturata e fornita come servizio dalla casa produttrice del software (il Technet mi sembra proprio un ottimo esempio!). Rimane infine un ultimo svantaggio che vorrei citare: l’eccesso di flessibilità. La disponibilità di più soluzioni che risolvono lo stesso problema, porta facilmente ad un effetto arlecchino sull’infrastruttura, aumentandone la complessità e l’onere di gestione.
Un buon modo per sopperire a questo eccesso di complessità è l’uso di un servizio cloud che offra la distribuzione di più servizi, l’elemento base che consente di conservare la pluralità di idee nella comunità Open Source, insieme a dare supporto ed assistenza sulla VirtualMachines allocate. Ciò scarica il team di sviluppo dal costo dell’attività sistemistica multi-distribuzioni, per focalizzarsi sulla soluzione che si stà implementando. Una soluzione Cloud tra l’altro non preclude l’utilizzo di soluzoni Open Source, penso a una macchina virtuali in Microsoft Azure con Linux a bordo!!
Volendo tirare le fila del discorso, per mia esperienza, l’Open Source è una risorsa importante per: studenti, università, enti pubblici, sviluppatori e aziende; usato nel modo giusto e con l’ottica corretta. Se l’intento è riutilizzare, esplorare nuove soluzioni, adattare tecnologie esistenti alle proprie procedure, pianificandone attentamente i passi, i risultati si vedono ed anche in breve tempo. Router, VPN ad hoc per la rete vendite, strumenti con cui capitalizzare il know-how aziendale, tool di monitoring e/o analisi dell’infrastruttura di rete, strumenti collaborativi o per automatizzare il backup dei documenti aziendali, reciclando hardware non più performante o la cui manutenzione diventa anti-economica sono tutti esempi di come l’Open Source, abbinato ad un po’ di studio e sana curiosità, possa generare un filone d’oro dal sabbione di scarto.
Al contrario, affidarsi all’Open Source per servizi essenziali o critici dell’azienda, soluzioni in cui la diminuzione dello SLA ha come effetto l’aumento esponenziale di costi o perdite, senza disporre di risorse di recovery adeguate o garanzie granitiche che minimizzino disservizi o stops, li ritengo comportamenti miopi simili a quelli che hanno portato la Lehman Brothers alla crisi del 2008. Sono questi i casi in cui un approccio sistemico fà apprezzare il costo di licenza, a cui si legano supporto, knowledge-base normalizzata e procedure definite; scenari ben differenti dall’Open Source in cui quello che usiamo è così come è fornito, senza garanzie o diritti di recesso.