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Cosa si intende per PaaS? Un commento da David Chappell

Questa è forse una delle domande più ricorrenti nel mondo del cloud di oggi, tanto è vero che, come spiega benissimo David Chappell in questo post, nella tassonomia del cloud (IaaS , PaaS e SaaS) il livello PaaS sembra essere quello che gode di maggiore confusione e lo paragona addirittura alla “triste storia” della definizione dell’ Enteprise Service Bus Smile.

Infatti, il livello IaaS – Infrastructure-as-a-Service – e quello SaaS - Software-as-a-Service hanno una definizione piuttosto precisa anche se nata da contesti diversi!

Lo IaaS ha una definizione ben definita (VM on demand con accesso root al sistema) grazie al lavoro di Amazon in questi ultimi anni che ne ha definito il modello mentre il livello SaaS  gode di una certa condivisione di definizioni perchè, a mio avviso, rappresenta un concetto molto semplice: l’applicazione fatta e finita in stile cloud, ovvero on demand e self service.

Purtroppo il livello PaaS – Platform-as-a-Service - non gode di questa chiarezza perchè non è nè un concetto semplice nè esiste da anni un unico vendor che ne ha definito uno standard de-facto.
Quindi, se si va oltre al concetto generico di piattaforma per il deployment e l’esecuzione di applicazioni troviamo alcune importanti caratteristiche nelle diverse piattaforme PaaS di oggi (Windows Azure , Google AppEngine , Force.Com e Elastic Beanstalk) che da un lato non sono comuni o hanno caratteristiche diverse ma dall’altro nessuno può dire a priori se devono far parte delle funzionalità core di un PaaS perchè non esiste una definizione ufficiale! David Chappell racconta alcune di queste caratteristiche come ad esempio l’auto scaling, gli aggiornamenti senza downtime, l’ accesso root alle macchine virtuali, ecc…

Come al solito David ci regala una piacevole lettura Smile

--Mario